Scoperte biochimiche e biotecnologiche

In questo articolo parliamo di alcune scoperte avvenute negli ambiti delle biotecnologie e della biochimica. Buona lettura! Utilizzare le piante per…

In questo articolo parliamo di alcune scoperte avvenute negli ambiti delle biotecnologie e della biochimica. Buona lettura!

Utilizzare le piante per sviluppare strumenti diagnostici

Linda Avesani è assistant professor al dipartimento di Biotecnologia dell’Università di Verona e co-fondatrice di Diamante, azienda specializzata nello sviluppo di strumenti diagnostici per le malattie autoimmuni. L’innovazione di questi strumenti sta nel servirsi delle piante per rivelare l’esistenza delle patologie. Il primo prodotto innovativo realizzato è un kit diagnostico utile ad identificare la sindrome di Sjogren, una patologia infiammatoria cronica che richiederebbe tempi molto lunghi (in media quattro anni) per essere diagnosticata. Ad accorciare le tempistiche intervengono proprio le piante, utilizzate come bioreattori naturali per la produzione sostenibile di virus vegetali modificati. Questa tecnologia flessibile, oltre ad avere costi di produzione bassi, è applicabile anche ad altre malattie, per le quali è necessario effettuare ulteriori ricerche.

Come rigenerare il cuore

La nostra aspettativa di vita è aumentata nel corso dell’ultimo secolo, tuttavia il nostro organismo resta incapace di riparare i danni che alcuni organi fondamentali subiscono nel tempo. È il caso, ad esempio, delle cellule del cuore, che non sono in grado di riformarsi. Per questo motivo, Mauro Giacca, professore di Biologia Molecolare all’Università di Trieste e direttore del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie, si occupa della “rigenerazione interna”. Con il suo team, Giacca è riuscito a risanare il cuore infartuato di topi da laboratorio a partire dall’identificazione di frammenti di quaranta molecole di microRna in grado di risvegliare quei geni che nel feto fanno crescere il cuore, in modo tale che possano produrre nuove cellule cardiache. L’iniezione di questi microRNA nel muscolo cardiaco danneggiato induce le cellule cardiache a replicarsi e a riparare il cuore stesso. Tra qualche anno si potrebbe arrivare alla sperimentazione sull’uomo. La ricerca mira, quindi, a capire come ripristinare il programma genetico affinché stimoli gli organi a rigenerarsi direttamente nei pazienti.

Un kit "taglia e cuci" per modificare il genoma

Jennifer Doudna è professoressa di Chimica Molecolare presso il Dipartimento di Chimica e Ingegneria Chimica dell'Università della California a Berkeley. Con il suo team, ha scoperto Crispr/Cas9, una tecnica semplice, veloce ed economica per modificare il DNA. Il suo funzionamento è paragonabile a quello di un kit "taglia e cuci" poiché consente di tagliare, aggiungere o sostituire parti di filamenti di DNA. Dei frammenti di RNA guida (gRNA), complementari al DNA originale, portano Cas9, enzima responsabile del taglio, alla sequenza bersaglio che si vuole modificare. Dopodiché è possibile ricucire, nella zona del taglio, le sequenze di DNA desiderate. Affinché questo “kit” venga introdotto nella cellula, esso può essere inserito nel virus dell’HIV, precedentemente “svuotato” del suo potenziale patogeno. Grazie a questa strategia si può studiare l’effetto dell’introduzione di determinate mutazioni nel genoma, ma anche curare malattie genetiche.

 

In questo articolo abbiamo visto tre scoperte che se da una parte costituiscono un avanzamento per la sanità ed il benessere, dall’altra possono essere accompagnate da rischi dovuti da un loro uso improprio. Fateci sapere cosa ne pensate! Al prossimo articolo!